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TICHE o TYCHE Dea della Fortuna

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Resoconto

finitura in bronzo

disponibile in diverse dimensioni

 

Nella mitologia greca, Tiche (o Tyche, dal greco Τύχη) è la personificazione della fortuna.

Tiche era la divinità tutelare che presiedeva la prosperità delle città e degli stati.

La sua importanza crebbe in età ellenistica, tanto che le città avevano la loro specifica versione iconica della dea, che indossava una corona raffigurante le mura della città.

Nell’omerico “Inno a Demetra” Tyche era considerata una delle Oceanine, figlie del titano Oceano e della nereide Teti.
In altre versioni è la figlia di Ermes ed Afrodite

Nell’arte medievale la dea è raffigurata con una cornucopia e la ruota della fortuna.

Il suo corrispettivo nella mitologia romana è la dea Fortuna.

Fortuna era una divinità antica, forse precedente alla fondazione di Roma anche se i romani ne attribuivano l’introduzione del culto a Servio Tullio, il re che più, fra tutti, fu favorito dalla Fortuna, alla quale dedicò ben ventisei templi nella capitale, ciascuno con un’epiclesi diversa.

Si racconta anche che ella l’avesse amato, benché egli non fosse che un mortale e avesse l’abitudine di entrare a casa sua attraverso una finestrella. Una statua del re Servio Tullio si ergeva nel tempio della Dea.

« Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e ben nato, ricevette in frequenti sogni, all’ultimo anche minacciosi, l’ordine di spaccare una roccia in una determinata località. Atterrito da queste visioni, nonostante che i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero giù delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica. Quel luogo è oggi circondato da un recinto, in segno di venerazione, presso il tempio di Giove bambino, il quale, effigiato ancora lattante, seduto insieme con Giunone in grembo alla dea Fortuna mentre ne ricerca la mammella, è adorato con grande devozione dalle madri.
E dicono che in quel medesimo tempo, là dove ora si trova il tempio della Fortuna, fluì miele da un olivo, e gli arùspici dissero che quelle sorti avrebbero goduto grande fama, e per loro ordine col legno di quell’olivo fu fabbricata un’urna, e lì furono riposte le sorti, le quali oggidì vengono estratte, si dice, per ispirazione della dea Fortuna. »
(Marco Tullio Cicerone, De Divinatione XLI 85-86)
La Fortuna era una dea dal carattere doppio, ma sempre positivo (altrimenti si parlava di Sors, la sorte):

Uno intraprendente, cioè che aiutava a far andare bene le imprese
Uno erotico (per il quale è rimasto il detto essere baciati dalla fortuna)
Il suo corrispettivo nella mitologia greca è la dea Tiche.

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